I CICLONI TROPICALI MEDITERRANEI

(di Daniele Bianchino)

Elenco per anno (in costruzione) dei cicloni tropicali sul bacino del Mediterraneo (ricordo che molti altri sistemi sono da aggiungere, anche negli anni gia' inseriti):
: 1969 1976 1979 1982 1983 1985 1986 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021

Nel 1343, nella sua Istoria del regno di Napoli, Francesco Petrarca descrisse una delle piu' violente tempeste che si abbatterono sul sud Italia, in particolare nel regno di Napoli. Di violenti cicloni Mediterranei riprese a parlare anche l'astronomo, fisico e matematico, Giuseppe Boscovich nel 1749, nella sua operetta Sopra il turbine atmosferico che devasto' una gran parte di Roma, dove dopo aver descritto il violento tornado che si abbatte sulla citta' eterna, sul finire del libro, parla di cicloni tropicali e scrive ''Sui nostri mari, alcuna volta, si siano vedute sorgere tempeste somigliantissime ai spaventosi uracani d'America; sogliono durar per un giorno intero, un gran tratto di mare sconvolgono, dall'un mare all'altro che circonda l'Italia e per molte leghe s'inoltrano in terra''.
Ben noto a tutti e' come il Mar Mediterraneo, apparentemente piu' calmo dei grandi oceani, sia interessato di tanto in tanto da forti perturbazioni atlantiche capaci di provocare maltempo e forti venti in aree molto vaste. E' anche sede di numerosissime ciclogenesi, in particolare fra l'autunno e l'inverno, che si sviluppano aiutate dall' orografia e dai flussi di calore latente e sensibile del mare. Pochi sanno pero' che il Mediterraneo, seppur raramente, e' uno dei bacini di formazione dei cicloni tropicali. Questi cicloni a mesoscala, piuttosto insoliti sui nostri mari, riescono ad avere la potenza delle grandi perturbazioni atlantiche in un raggio di gran lunga inferiore (100-400 Km). Soprannominati sul Mediterraneo "TLC" (Tropical Like Cyclones) sono sistemi ciclonici convettivi, a nucleo caldo, soventemente con un "occhio" al centro del sistema, capaci di apportare maltempo, violenti venti e piogge alluvionali. Eccezionalmente possono intensificarsi fino a divenire un uragano di prima categoria e vengono pertanto definiti uragani mediterranei o impropiamente "Medicane" (Mediterranean Hurricane). Sebbene alcuni studiosi mostrino ancora resistenza sull'accettare che molti TLC mediterranei siano effettivamente cicloni tropicali, la metereologia moderna non lascia piu' molti dubbi sulla reale natura di questi sistemi. Questi cicloni si formano per transizione tropicale proprio come alcuni cicloni tropicali dell'Atlantico Nord Orientale. Negli ultimi 30 anni la poca chiarezza sulla classificazione di questi sistemi ha provocato non poca confusione. Un analisi del Sab-Noaa-SSD nel periodo sperimentale di osservazione dell'anno 2011, ha classificato il ciclone Mediterraneo Rolf (Novembre 2011) come una Tempesta Tropicale di intensita' T3.0 sulla scala Dvorak (45-50 nodi)[2]. Il Mediterraneo e' difatti elencato dal Noaa fra i bacini in cui la formazione di sistemi tropicali e' rara ma possibile [1]. Sebbene dal 2012 Sab-Noaa-SSD ha terminato l'analisi sperimentale, la classificazione della prima tempesta tropicale sul Mediterraneo e' stata comunque un grande passo per la meteorologia moderna. Recentemente con il ciclone Zorbas (2018) e successivamente con Ianos (2020) ed il disastroso Daniel (2023) il problema dei cicloni tropicali mediterranei e di una loro coerente classificazione e' divenuto fondamentale. Vi prego, cortesemente, di citare il mio nome nel caso inseriate immagini o parti scritte di questo mio sito. Eseguo questo studio e accumulo materiale ed immagini da venti anni, dall'avvento di internet (1999), ed ho fatto di tutto per ampliare la ricerca a studiosi di meteorologia, articoli e forum scientifici europei ed esteri.
Per eventuali donazioni per la mia ricerca personale paypal coral20@virgilio.it


Noaa-7 1982 - Mediterranean Hurricane Leucosia (T4.0)

..."Sui nostri mari, alcuna volta, si siano vedute sorgere tempeste somigliantissime ai spaventosi uracani d'America;
Sogliono durar per un giorno intero, un gran tratto di mare sconvolgono, dall'un mare all'altro che circonda l'Italia, e per molte leghe s'inoltrano in terra" (r.J.B. 1749)...

PREMESSE: CICLONI TROPICALI, DIMENSIONI E BACINI DI FORMAZIONE

IL termine "ciclone" indica vagamente una depressione meteorologica. I cicloni sono classificati in base alle loro caratteristiche in Extratropicali, Subtroicali e Tropicali. I cicloni extratropicali sono in genere grandi vortici a cuore freddo tipici delle zone temperate e sub-polari del pianeta, con convezione temporalesca posizionata lungo i fronti e lontana dal centro ciclonico. I cicloni tropicali sono vortici a cuore caldo, piu' piccoli ma spesso molto violenti, tipici delle zone tropicali e sub-tropicali del pianeta, caratterizzati da profonda convezione temporalesca nel centro ciclonico. I cicloni sub-tropicali invece, sono cicloni a cuore caldo in cui sono presenti gran parte delle caratteristiche tropicali ma anche caratteristiche extratropicali. I cicloni tropicali piu' intensi prendono il nome di Uragani nell'Atlantico e Tifoni nel Pacifico e sono calssificati in base allo loro potenza su una scala che va da 1 a 5. Si formano solitamente sui vasti oceani in condizioni tropicali ottimali (superficie marina di almeno 26C anche in profondita') dove possono raggiungere dimensioni e potenze enormi nel giro di qualche giorno o settimana; Possono derivare anche dallo sviluppo di grossi ammassi temporaleschi di tipo MCC (Mesoscale convective complex) ed abbattersi rapidamente sulle vicine coste esposte; I cicloni tropicali possono raramente svilupparsi anche per squilibrio termico fra aria fredda in quota e superficie marina calda e derivare quindi da cicloni extratropicali, con il processo della transizione tropicale. Questo accade in particolare nella fascia subtropicale del pianeta (temperatura delle acque marine di almeno 17-24C). I cicloni tropicali, seppur enormi su scala regionale, sono ben piu' piccoli dei cicloni extratropicali e vengono classificati come cicloni a mesoscala che fanno a loro volta parte dei sistemi convettivi a mesoscala (MCS). La loro grandezza (dai 100 ai 500 Km di diametro medio) e' molto variabile e non e' indice della loro potenza. Non e' raro infatti che si verifichino uragani di categoria 5 piu' piccoli di uragani di categoria 1; Nei cicloni tropicali piu' piccoli la potenza dei venti piu' distruttivi puo' anche essere limitata a poche decine di km attorno all' occhio del ciclone; Piccoli cicloni tropicali si sviluppano a volte nel Golfo del Messico (1500x1000 km.ca) o nello stretto tratto di mare del Golfo del Monzambico (1900 x 800 km.ca) quindi il Luogo comune che per formare un ciclone tropicale serva necessariamente un oceano non e ' del tutto vero. Raramente questi sistemi possono aver origine su terraferma a causa del fenomeno detto "brown ocean effect" in cui le condizioni sulla terraferma (compresa l'umidità del suolo, i tassi di evaporazione e le variazioni minime della temperatura) imitano l'oceano e permettono lo sviluppo di sistemi tropicali [61]. Piccoli cicloni tropicali da ricordare sono Tracy (dec.1979), Marco (oct.2008), Grace (oct.2009), Paula (oct.2010), Danny (aug.2015), Pablo (oct.2019) tutti con un diametro di circa 80-160 Km. In particolare, Marco, si origino' su terraferma e si evolse nello stretto tratto di mare del golfo di Campeche. Le sue piccole dimensioni, paragonabili a meno delle dimensioni della Corsica, non permettevano intensita' di tempesta tropicale oltre i 20 Km dal centro, malgrado fosse una tempesta tropicale matura con venti di 105 Km/h. Per cicloni cosi' piccoli anche il Mediterraneo e' un vasto bacino sul quale muoversi.


L'immagine in basso (NASA 30 Agosto 2016) mostra chiaramente le dimensioni dei vasti cicloni extratropicali (EX), fenomeni atmosferici a scala sinottica, confrontate con quelle dei cicloni tropicali (TC) che sono fenomeni atmosferici a mesoscala (quindi piu' piccoli dei cicloni extratropicali ma pur sempre vastissimi per la scala umana). Da notare che Lester e Madeline entrambi di categoria 4 sul Pacifico orientale, sono piu' intensi del ben piu' grande Gaston, categoria 3, sull' Atlantico. Anche la tempesta tropicale Hermine, nel Golfo del Messico, e' piu' grande dei potenti Lester e Madeline, seppur molto piu' debole, a dimostrazione che le dimensioni piu' grandi in un sistema tropicale non sono indice di potenza maggiore.
weblink

FORMAZIONE DEI CICLONI TROPICALI SUL BACINO DEL MEDITERRANEO
TRANSIZIONE TROPICALE: I CICLONI TROPICALI NELLA FASCIA SUBTROPICALE ATLANTICA E MEDITERRANEA

Solitamente i cicloni tropicali si sviluppano nelle zone tropicali su acque di almeno 26C. Effettivamente nel 90% dei casi e' cosi', soprattutto per quelli piu' intensi (CATegoria 3/5) che per intensificarsi fino a simili potenze necessitAno di temperature marine medie molto alte, anche in profondita' e per vastissime aree. In realta' la temperatura marina e' solo uno dei fattori che scatenano lo sviluppo di un ciclone tropicale. Una soglia minima di 26.5C di temperatura marina e' generalmente accettata come uno degli ingredienti necessari per lo sviluppo dei cicloni tropicali. Tuttavia, IL fatto che una frazione Non trascurabile di cicloni tropicali (5%) si verifichi su acque piu' fredde mette in serio dubbio la robustezza di questa stima. Inoltre, secondo i rapporti rilasciati dal Tropical Prediction Center-NOAA, lo sviluppo di un gran numero di cicloni tropicali atlantici dipende da un precursore extratropicale (26 su 57 tempeste nel periodo 2000-2003). Molti di questi sistemi avevano un'origine baroclinica, e inizialmente erano a nucleo freddo. Una fondamentale trasformazione dinamica e termodinamica di tali sistemi era necessaria per creare un ciclone tropicale (nucleo caldo). Questo processo di trasformazione viene definito transizione tropicale (TT) ed e' la causa anche dei sistemi tropicali sul Mediterraneo. Soventemente, fra le latitudini 30 e 45, la transizione tropicale, permette la trasformazione di una ciclogenesi extratropicale in un ciclone sub-tropicale e successivamente in ciclone tropicale, o piu' semplicemnte la trasformazione di un ciclone a cuore freddo (Cold core) in un ciclone a cuore caldo (warm core). Nel processo della tropical transition e' lo squilibrio termodinamico fra aria fredda in quota e superficie marina calda a farla da padrone e ad alimentare la convezione temporalesca della tempesta, assieme ai flussi di calore latente marino. In queste particolari condizioni la temperatura superficiale marina puo' essere anche di poco superiore o inferore ai 20C affinche' un ciclone tropicale si sviluppi. I modelli di predicibilita' di una ciclogenesi tropicale funzionino bene con una soglia di t-marina di 26C e senza apprezzabile baroclinicita' ambientale, ma il potenziale di sviluppo di queste tempeste e' sottostimato fino al 27% per i sistemi in transizione tropicale. Per questa classe di sviluppo e' stato proposto un criterio alternativo di una differenza massima di 22.5C tra il livello di tropopausa e le temperature potenziali equivalenti a 850-hPa (definito come indice di accoppiamento). Una tropopausa insolitamente fredda puo' portare a tale sviluppo (Revisiting the 26.5C Sea Surface Temperature Threshold for Tropical Cyclone Development) [10]. Ne sono la dimostrazione gli uragani Karl nov.1980, Charly ag.1980, Michael ot.2000, Karen ot.2001, Noel nov.2001, Vince ot.2005, Epsilon dic.2005, Grace ot.2009, Chris giug.2012, Alex gen.2016, Pablo ot.2019 che si sono sviluppati proprio con questo processo, a latitudini subtropicali/temperate e su superficie marine comprese fra 18C e 24C, proprio allo stesso modo degli uragani mediterranei occorsi nel set.1969, gen.1982, set.1983, dic.1985, gen.1995, ot.1996 ecc..
L'area che comprende gran parte di Spagna, Isole Baleari, Algeria, Tunisia, Italia, Grecia e tutto il Mediterraneo Orientale rientra nella zona subtropicale. Nello specifico geografico il mar Mediterraneo non e' altro che una propaggine dell' Atlantico Subtropicale. Per il National Hurricane Center la classificazione di un ciclone tropicale non risente delle condizioni iniziali della tempesta o dell'origine geografica, ne di una temperatura marina di sviluppo prestabilita: Ciclone Tropicale - " Un ciclone non piu' frontale, a cuore caldo, con profonda convezione temporalesca centrale e circolazione di venti chiusa attorno ad un centro ben definito, organizzatosi su acque tropicali o subtropicali del pianeta" [11].

weblink

L'immagine in basso mostra la probabilita' di formazione di ciclogenesi tropicali sull'intero globo prodotte dal noaa (tcfp-tropical cyclone formation probability). Come potete osservare dopo il mese di Luglio aumenta la possibilita' di formazione di ciclogenesi tropicali sull'Atlantico tropicale e sul Pacifico tropicale, con picchi massimi fra Agosto e Settembre. Da Settembre ad Ottobre diminuiscono le possibilita' di formazioni sull'Atlantico tropicale ma aumentano le possibilita' per l'Atlantico subtropicale e per il mar Mediterraneo.

weblink

La temperatura e' un unita' di misura stabilita dalla mente umana e dalla sua percezione. La temperatura media terrestre, che e' una temperatura temperata, e' di circa 14.8C. I cicloni tropicali mediterranei del 1982 e 1995 sono avvenuti nel mese di Gennaio, con temperature della tropopausa freddissime ma su un mare di +16-17C, inferiore di soli 2-3C rispetto ai 18-20C sul quale si e' sviluppato l'uragano Karl nel novembre 1980, l'uragano Pablo nell'ottobre 2019 o ai 17-21C sul quale si e' sviluppato l'uragano Alex nel Gennaio 2016. Lo squlibrio di temperatura fra una superficie marina di 16C e una goccia fredda in quota di -25C puo' avere come risultato la stessa instabilita' temporalesca che si ha ai tropici in un ambiente tipicamente baroclino. Se non fosse per la collocazione geografica, non ci sarebbe differenza fra alcuni cicloni tropicali dell'Atlantico nord orientale e quelli mediterranei. Tutti sono cicloni a cuore caldo, con convezione temporalesca organizzata nel centro, su latitudini simili e sviluppatisi con temperature marine comprese fra i +17 e i +25C.

IL "collage" che ho ricreato in basso grazie all'archivio satellitare Noaa, mostra alcuni cicloni tropicali atlantici e mediterranei nella lora esatta posizione e dimensione al momento dello scatto satellitare. E' facile notare come alcuni cicloni mediterranei siano a latitudini piu' basse e paragonabili in dimensioni, se non piu' grandi, di alcuni cicloni tropicali atlantici. Questo smentisce sia il luogo comune che vede i cicloni tropicali formarsi solo nella fascia tropicale, sia che i cicloni tropicali mediterranei siano piu piccoli di quelli puramente tropicali; In realtà tutti i cicloni tropicali ottenuti dalla transizione tropicale sono spesso più piccoli della dei cicloni puramente tropicali, non solo quelli Mediterraeni. Ricordo inoltre che glabalmente i cicloni tropicali sono sistemi classificati sulla mesoscala (100-500km):


Lo schema in basso mostra le fasi di transizione tropicale di 3 sistemi atlantici e 4 sistemi mediterranei. La transizione e' la medesima per tutti questi sistemi, a prescindere dal Bacino di Formazione:

weblink

Lo sviluppo dei cicloni tropicali sul Mar Mediterraneo avviene solitamente in circostanze ben definite. E' necessario un ambiente favorevole con basso wind shear ed instabilita' atmosferica indotta da incursioni di aria fredda. Queste caratteristiche si trovano spesso all'interno di minimi a cuore freddo. La maggior parte dei Medicane infatti sono accompagnati da una depressione in quota lungo un asse di saccatura (upper-level troughs) e da una conseguente goccia fredda (cut-off ), che fornisce l'energia necessaria per l'intensificazione della convezione atmosferica (temporali e forti precipitazioni). Le proprieta' barocline della regione mediterranea, con un alto gradiente di temperatura, fornisce l'instabilita' necessaria per la formazione dei cicloni tropicali mediterranei. L'aria fredda, fornisce l'umidita' necessaria. Alte temperature della superficie marina (SST), come gia' detto, non sono strettamente necessarie, dato che la maggior parte dell'energia dei Medicanes deriva dallo squilibrio termico fra un mare relativamente caldo ed aria fredda in quota. Quando queste circostanze favorevoli coincidono, la genesi dei cicloni tropicali Mediterrane e' possibile. Lo scenario e' spesso il medesimo: Un freddo ed intenso ciclone extratropicale, dal Nord Europa, irrompe sull'Atlantico subtropicale o sul piu' caldo bacino del Mediterraneo, rimanendo in cut-off (goccia fredda) e quasi stazionario, intrappolando al suo interno una vasta massa di aria calda (warm seclusion). Lo squilibrio dinamico e termodinamico fra aria fredda in quota e superficie marina calda, alimentato dai flussi di calore superficiali e latente dal mare, comincia a trasformare riscaldare il nucleo ciclonico via via a quote sempre piu' alte, provocando uno sviluppo esplosivo della tempesta che comincia ad acquisire caratteristiche sub-tropicali. Se il minimo rimane su acque piuttosto calde, o meglio ancora, se si sposta verso zone con acque ancora piu' calde di dove si e' generato, la convezione temporalesca si espande rapida nel centro del sistema, il processo baroclino che prima lo alimentava (tipico extratropicale) viene sostituito da quello barotropico (tipico dei cicloni tropicali), il ciclone si isola, il sistema diviene autonomo e comincia ad alimentarsi col calore latente del mare. Compaiono bande convettive, bande di cirri da outflow (Tipiche dei sistemi tropicali), la pressione crolla anche di 3 hpa ogni ora, i venti intensificano fino a superare i 100 km/h, le cellule temporalesco ruotano rapide attorno al centro del sistema e si forma il tipico occhio del ciclone: si forma cosi' un uragano Mediterraneo (Medicane). Un proccesso inizialmente non tropicale ottiene come risultato un vero ciclone tropicale (K.Emanuel: In the tropical transition cutoff cold low is an ideal embryo in which a Mediterranean tropical cyclone can be produced).
Uragani Mediterranei di questo tipo sono avvenuti nel Settembre 1947, Settembre 1969, Settembre 1973, Gennaio 1982, Settembre 1983, Dicembre 1985, Gennaio 1995, Ottobre 1996, Dicembre 2005, Settembre 2020. A questi vanno aggiunti un altro gran numero di sistemi ciclonici mediterranei che non sono arrivati allo stato di Medicane (uragano), meno intensi, ma comunque di tipo tropicale, classicabili come tempeste o depressioni tropicali. Va ricordato infatti che la transizione tropicale non ottiene sempre come risultato un uragano Mediterraneo; Il ciclone puo' fermarsi allo stato di depressione o tempesta tropicale o restare allo stato "ibrido" di tempesta subtropicale.
weblink

weblink
K.Emanuel: ''That is an example of a real tropical storm in the Mediterranean Sea''

BACINI DI FORMAZIONE

La rara possibilita' di formazione di ciclogenesi tropicali su Atlantico nord- orientale e Mediterraneo non e' omogenea ed e' in parte legata alla geografia e alla climatologia delle regioni che ne fanno parte. Nell'Atlantico nord-orientale i cicloni tropicali sono tipici dell'autunno ed interessano in particolare il settore compreso fra le isole Azzorre e Madeira, raramente il settore delle isole Canarie. La costa Africana nord-occidentale (Sahara-Marocco) e' difatti desertica o semi arida, e sebbene sia molto calda fa mancare un componente fondamentale per la formazione dei cicloni tropicali, l'umidita' atmosferica nei bassi strati ed in quota. In ogni caso, le coste di Francia, Spagna, Portogallo e Marocco possono raramente essere soggette al landfall di questo tipo di cicloni, a prescindere dal settore marino di formazione. Nel Mediterraneo, fra la fine dell'estate e l'autunno, sono favorevoli allo sviluppo dei cicloni tropicali gran parte del Mar delle Baleari, canale di Sardegna, Tirreno, canale di Sicilia e soprattuto il Mar Ionio, sede dei piu' importanti eventi di transizione tropicale. In alcuni di questi bacini ciclogenesi tropicali si sono formati fino a Gennaio. Anche l'Adriatico, seppur ristretto, e' stato sede di formazioni tropicali e subtropicali. IL settore egiziano, Cipro, Mar Rosso e gran parte del Mediterraneo orientale, sebbene raggiungano temperature marine piuttosto elevate, risentono degli stessi problemi dell'Afriaca nord-occidentale atlantica; L'aria e' spesso troppo secca per permettere la formazione di un sistema tropicale. I mari Algerini, Tunisini e Libici risentono in parte dello stesso problema ma a largo di queste coste si sono sviluppate la maggior delle ciclogenesi tropicali e subtropicali mediterranee. IL mar Egeo, sebbene puo' presentare umidita' necessaria, e' troppo limitato e frastagliato di isole e penisole per permettere uno sviluppo tropicale, oltre che soventemente piu' fresco del resto del Mediterraneo. Golfo del Leone e Mar Ligure sono le principali fonti ciclogenetiche del Mediterraneo, ma anch'essi sono soventemente troppo freschi per mantenere uno sviluppo tropicale. Tuttavia alcune ciclogenesi tropicali sono nate come cicloni extratropicali proprio da questi settori. In ogni caso, ogni costa del Mediterraneo e' soggetta al landfall di questo tipo di cicloni, a prescindere dal settore marino di formazione. IL mar Nero è stato a volte sede di ciclogenesi tropicali e subtropicali in tutti i suoi settori. Raramente, anche sul Golfo di Biscaglia si sono originati disturbi tropicali e cicloni subtropicali.

CLASSIFICAZIONE ED INTENSITA'

La forza dei cicloni tropicali mediterranei puo' essere stimata con una scala di intensita' simile a quella dei cicloni tropicali atlantici, in base sia alla scala Saffir-Simpson che alla Scala Dvorak, che suddividono i cicloni in base alla potenza dei venti, da depressione tropicale ad uragano, dunque da 45 km/h a 118 km/h ed oltre. Ci sono delle variazioni nelle classificazioni dei vari centri globale di allarmi. Secondo la scala australiana la categoria 1 di uragano parte dai 47kt (87 km/h), mentre su Atlantico e Pacifico dai 64 kt (118 km/h):

DISTURBO Tropicale:

Un disturbo tropicale e' un vasto sistema convettivo (MCC,MCS [mesoscale convective complex and system]) organizzato su acque tropicali o subtropicali del globo, con un diametro di circa 100-500 km, di carattere non frontale e attivo per almeno 12-24 ore; puo' non essere associato ad una depressione rilevabile dal campo dei venti. Bande di cirri da outflow sono spesso presenti; Un disturbo tropicale si puo' rapidamente indebolire in caso di alti valori di shear in quota. Anche l'aria secca e il pulviscolo desertico in quota e nei bassi strati dell'atmosfera possono indebolire rapidamente questi sistemi, o non permetterne l'intensificazione. IL top delle nubi va dai -50 ai -70*C, con punte anche di -80*C presso il centro e nelle celle piu intense del systema. I disturbi tropicali presi in considerazione dai centri di previsione tropicale (NHC, CPHC, o JTWC) vengono nominati INVEST. Questi sistemi si sviluppano su acque tropicali e subtropicali con temperature marine comprese fra 22 e 30*c. Sebbene un disturbo tropicale non sia intenso nei venti, i sistemi convettivi ad esso assocati possono provocare alluvioni, violenti colpi di vento (25-40kt), fulmini e tornado.

DEPRESSIONE Tropicale (T1-T2):

Un disturbo tropicale, se intensifica nei venti e mostra un centro di bassa pressione piu' o meno evidente, diviene una depressione tropicale. Una depressione tropicale e' caratterizzata da vari sistemi temporaleschi, anche molto estesi (MCC, MCS [mesoscale convective complex and system]) che ruotano attorno ad un centro di bassa pressione (non sempre ben definito) e con venti di 25-33 kt; I sistemi temporaleschi tendono a svilupparsi nei pressi del centro o a coprirlo per intero. La depressione tropicale puo' apparire come unico disco convettivo rotante (MCV mesoscale convective vortex). Qualora lo shear in quota fosse troppo intenso la zona convettiva verrebbe spinta in direzione dei venti in quota lasciando scoperto e visibile il centro di bassa pressione al suolo (occhio), costituito da sole nubi basse. In questo caso la depressione andra' in contro ad un rapido declino, a meno che non si sposti su zone con shear piu' debole e favorevole. Anche l'aria secca e il pulviscolo desertico in quota e nei bassi strati dell'atmosfera possono indebolire rapidamente questi sistemi, o non permetterne l'organizzazione. Le depressioni tropicali sono fenomeni naturali, pertanto, per quanto simile ogni depressione e' diverso da un altra per forma e dimensioni. Questi sistemi si sviluppano su acque tropicali e subtropicali con temperature marine comprese fra 25 e 30*c, o comprese fra 20 e 24*c nei rari casi di transizione tropicale con aria molto fredda in quota. Una depressione tropicale puo' non sempre apparire come chiaro sistema ciclonico; Bande da outflow (cirri) sono comunque sempre presenti; IL top delle nubi va dai -50 ai -70*C, con punte anche di -80*C presso il centro e nelle celle piu intense del systema. Sebbene una depressione tropicale non sia molto intensa nei venti, i sistemi convettivi ad aessa assocati possono provocare alluvioni, violenti colpi di vento, fulmini e tornado. Mareggiate con onde fino a 2 metri.

TEMPESTA Tropicale (T2.5-T3.5):

Se una depressione tropicale intensifica puo' divenire una tempesta tropicale. I venti sono compresi fra 34 ed oltre 55 nodi, il sistema ciclonico e' ben evidente cosi' come il centro di bassa pressione. Una tempesta tropicale ha generalmente un diametro di circa 100-500 km, e' quasi sempre simmetrica e tende a sviluppare nubi convettive proprio sopra il centro di bassa pressione, apparendo come un unico disco convettivo rotante (MCV mesoscale convective vortex). Non mancano tuttavia molti esempi di tempeste tropicali con centro asimmetrico dovuto a shear in quota troppo intenso, come descritto per le depressioni tropicali. In questo caso la tempesta mostrerà un debole "occhio" di nubi basse o solo parzialmente convettive, ed andra' in contro ad un rapido declino, a meno che non si sposti su zone con shear piu' debole e favorevole a nuova convezione centrale. Anche l'aria secca e il pulviscolo desertico in quota e nei bassi strati dell'atmosfera possono indebolire rapidamente questi sistemi o non permetterne l'organizzazione. Un occhio convettivo puo' apparire se la tempesta supera i 45-50kt di intensita' e la convezione nel centro del sistema è stabile. Le tempeste tropicali sono fenomeni meteorologici naturali, pertanto, per quanto simile ogni tempesta e' diversa da un altra per forma e dimensioni. Bande convettive e da outflow (cirri) sono sempre presenti. IL top delle nubi va dai -50 ai -70*C, con punte anche di -80*C presso il centro e nelle celle piu intense delle bande convettive. Questi sistemi si sviluppano su acque tropicali e subtropicali con temperature marine comprese fra 25 e 30*c, o comprese fra 18 e 24*c nei rari casi di transizione tropicale con aria molto fredda in quota. Una tempesta tropicale puo' causare alluvioni ed intensi venti; Oltre 45 nodi di intensita' puo' provocare danni alla vegetazione, lievi danni alle strutture umane e intense mareggiate (onde 2-7 metri) con lieve allagamente dei litorali dovuti a uno storm surg di 50-90 cm. A causa della velocita' di rotazione tornado e fulmini sono possibili lungo le bande convettive di alimentazione, lontano dal centro. Raramente i fulmini possono svilupparsi nei pressi del centro; questo puo' accadere quando la tempesta e' in intensificazione.

URAGANO (T4.0):

Una tempesta tropicale che supera i 64 nodi di vento (119 Km/h) diviene un Uragano (detto Tifone nel Pacifico occidentale). In base alla sua potenza viene classificato su una scala che va da 1 a 5. Gli uragani di categoria 5 posso avere venti di 250 km/h con raffiche superiori a 300 km/h. IL diametro va dai 100 ai 500km, a prescindere dall'intensita'. L'uragano e' un sistema convettivo con centro simmetrico e la convezione temporalesca costituisce proprio il centro della tempesta. Quest'ultimo e' caratterizzato da un vuoto di 5 -50 km detto "occhio del ciclone"; L'occhio non e' sempre presente, e se presente non e' mai stabile ed e' soggetto a fasi di chiusura e riformazione tipici nell' evoluzione di un uragano (eyewall replacement cycle). Se un uragano incontra condizioni di shear troppo intenso in quota andra' in contro ad un rapido declino, a meno che non si sposti su zone con shear piu' debole e favorevole. Anche l'aria secca e il pulviscolo desertico in quota e nei bassi strati dell'atmosfera possono indebolire rapidamente questi sistemi. L'uragano e' un fenomeno meteorologico naturale, pertanto, per quanto simile ogni uragano e' diverso da un altro per forma e dimensioni. Bande convetive e da outflow (cirri) sono sempre presenti. IL top delle nubi va dai -50 ai -75*C, ma negli uragani piu' violenti puo' sfiorare i -90*C attorno all'occhio. Questi sistemi si sviluppano su acque tropicali e subtropicali con temperature marine comprese fra 25 e 30*c, o comprese fra 18 e 24*c nei rari casi di transizione tropicale con aria molto fredda in quota. Al rischio di alluvioni, si sommano seri danni alla vegetazione, alle costruzioni umane e l'allalgamento delle coste. Oltre al mare grosso e con onde altissime infatti (6 -15 m), si somma il fenomeno detto " storm surge", tipico dell' Uragano. La formidabile basse pressione nel centro della tempesta attira verso l'alto una massa d'acqua estesa per varie decine di chilometri. Questa puo' avere l'altezza di un metro e mezzo negli uragani di categoria 1 e di 6-8 metri negli uragani di categoria 5. Questa vasta marea si abbatte sulla costa assieme al centro dell' uragano; IL risultato e' simile a quello di uno tsunami, con effetti disastrosi che si sommano a quelli della pioggia e dei venti. A causa della velocita' di rotazione, all' interno di un uragano, tornado e fulmini sono possibili lungo le bande convettive di alimentazione e nelle celle esterne al sistema, ben lontano dal centro ciclonico. Raramente i fulmini possono svilupparsi nei pressi del centro; questo puo' accadere quando l'uragano e' in intensificazione.

MEDICANE, TLC: ERRORI E CONSEGUENZE DI UNA NOMENCLATURA NON UFFICIALE:

Agli inizi degli anni '80 J.Ernest e M.Matson definirono questi sistemi "Mediterranean Tropical Storm"[3]. In Sever Weather Guide Mediterranean Ports del 1988 (Naval Environment Prediction Research Facility, Monterey, CA U.S. NAVY) veniva scritto che "anche se non comuni, cicloni tropicali sono stati osservati anche sul bacino del Mediterraneo". Nella stessa publicazione viene indicata la possibilita' che porti del Mediterraneo, in particolare Cagliari e Palermo possano esser interessati raramente da cicloni tropicali[4]. Tlc (Tropical Like Cyclone) e' un termine che ha preso piede con i primi studi degli anni '90 per indicare insoliti cicloni di tipo tropicale al di fuori dai tropici. Probabilmente ne parlarono per primi Reale & Atlas nel 1998 in "Tropical Like Cyclone in the extratropics"[5]. K.Emanuel, agli inizi del 2000, li defini' uragni mediterranei (Mediterranean Hurricane) aggiungendo che il Mediterraneo e' un bacino con un potenziale marginale per la formazioni di sistemi tropicali e che sarebbero stati necessari ulteriori calcoli di potenziale per una valutazione complessiva sul rischio uragani in questo bacino[6]. "Medicane", inizialmente collegato al prof. K.Emanuel ma recentemente smentito dallo stesso, e' un termine informale che prese piede dopo il 2005 in internet, sui forum meteo e fra gli studiosi, per indicare questo tipo di sitemi. Autori come Miglietta, Romero, Fita, Rotunno cominciarono ad usare il termine "Medicane" nelle analisi di questi sistemi, rendendolo erroneamente quasi ufficiale [7] [8] [9]. Recentemente nel web sono stati coniati termini altrettanto informali come "Eurocane". A causa di questi termini non ufficiali si e' sviluppato il pensiero che i Medicane-Tlc siano cicloni ibridi, diversi da altri ed univoci del Mar Mediterraeno. Questo e' sbagliato dal momento che i Medicane in fase matura soddisfano tutti i criteri per una classificazione tropicale. La meteorologia classifica globalmente i cicloni in cicloni extratropicali, subtropicali e tropicali (questi ultimi suddivisi per intensita' in depressioni tropicali, tempeste e uragani). Negli anni 80 e 90 una ciclogenesi tropicale nel Mediterraneo era vista impossibile dalla tradizionale meteorologia che vedeva ciclogenesi tropicali solo nella fascia tropicale e su acque di almeno 26°c. Oggi sappiamo che raramente i cicloni tropicali si sviluppano anche da precursori freddi al di fuori del tropico e su acque persino prossime ai 20°C (transizione tropicale). Un ciclone tropicale ottenuto da un processo di transizione tropicale viene per tanto classificato come tropicale e non come ibrido-subtropicale, malgrado la sua origine extratropicale. Ne sono un esempio i cicloni tropicali Grace ott.2009, Alex genn.2016 o Pablo ott.2019, tutti di origine non tropicale ed evoluti in maniera analoga ai Medicane. Coerentemente, quando il Noaa-ssd classifico' il ciclone mediterraneo 01M (Rolf nov.2011) lo defini' coerentemente un ciclone tropicale, senza menzionare termini come Medicane o Tlc. L'uso di termini non ufficiali ha provocato negli anni confusione e l'allontanamento da classificazioni coerenti. Termini come "simile" o "ibrido" hanno sviluppato erroneamente l'idea di sistemi piu' piccoli e piu' deboli, allontanando il pubblico e gli stessi studiosi dalla percezione reale del pericolo che questi sistemi possono costituire. Di conseguenza la messa in posa di un agenzia ufficiale che catalogasse e seguisse i sistemi sul Mediterraneo non e' mai stata ritenuta necessaria. Sugli altri bacini anche una debole depressione tropicale viene attentamente seguita, visto il potenziale precipitativo di questi sistemi. Sul Mediterraneo questi sistemi tropicali possono causare alluvioni su aree densamente abitate, danni a porti ed abitazioni. Se questi sistemi Tlc-Medicane sono cicloni tropicali, allora dovrebbero essere identificati come tali al fine di una climatologia dei Cicloni Tropicali globale coerente.

weblink weblink
I ciclon tropicali mediterranei NUMA-2017 (tempesta tropicale T3.0) a sinistra e ZORBAS-218 (tempesta tropicale T3.5) sulla destra - ©eumetsat

I CICLONI MEDITERRANEI TROPICALI NELLE CARTE E NEI MODELLI METEREOLOGICI

Nei vari modelli una ciclogenesi di tipo tropicale e' caratterizzata dalla presenza di una bassa pressione (profonda in base all'intensita' del ciclone) e da pioggia distribuita non lungo i fronti (come sarebbe in un ciclone extratropicale), ma nel centro ciclonico o molto stretta attorno ad esso. Il top delle nubi (convezione temporalesca) e' compreso fra -50 e -70C, il cuore caldo e' visibile a tutte le quote, a volte fin sui 500Hpa. Capita sovente, sopratutto se il ciclone formato e' molto piccolo, ai primi stadi di sviluppo o poco intenso, che il cuore caldo puo' esser visibile solo fino alla quota di 850hpa o non esser visibile affatto. In questi casi comunque la convezione temporalesca nel centro ciclonico e le bande da outflow sono segno indubbio di un cuore caldo in atto, anche se non visto dalle carte e dai modelli. I venti, che saranno piu' o meno intensi in base all'intensita' del ciclone (da depressione a uragano), saranno molto stretti attorno al centro ciclonico e un settore del ciclone sara' sempre piu' violento dell' altro (in genere quello di Nord Ovest). Anche i diagrammi di fase ciclonica di Hart possono aiutarci nell'analisi di una possibile ciclogenesi tropicale. Questi tracciano il percorso del ciclone su un diagramma diviso in quattro parti: sulla sinistra cicloni a cuore freddo simmetrico e asimmetrico (cicloni extratropicali), sulla destra cicloni a cuore caldo asimmetrico (subtropicali o in warm seclusion) e simmetrico (tropicali o in warm seclusion). La distinzione fra un ciclone in warm seclusion e una ciclogenesi tropicale e' molto semplice; la warm seclusion non e' altro che l'intrappolamento di una vasta massa di aria calda all'interno di un ciclone Extratropicale, un processo che potenzia il ciclone facendolo divenire molto violento ma che non causa caratteristiche tropicali alla tempesta; Un ciclone tropicale invece, come saprete, e' caratterizzato da un mesociclone temporalesco roteante nel centro depressionario. Capita soventemente pero' che un ciclone in warm seclusion sia proprio l'embrione adatto ad un futuro ciclone tropicale. Tuttavia, come precisa anche G.Cioni nella sua analisi [24] anche i diagrammi di fase ciclonica di Hart possono Non risolvere al meglio piccole tempeste come quelle mediterranee.


Dundee 1995 - Mediterranean Hurricane Celeno (T4.0)

..."Che gruppi d'acqua, che venti, che spaventevole mare. Era cosa ad oltre modo orrenda ad occhio mortale, vedere il cielo in quel modo irato, e 'l mare cosi' fieramente implacabile...in mezzo del porto si vedevano sparsi per lo mare infiniti poveri, che la violenza del mare aveva con tanta furia buttati nel porto; era pieno tutto questo spazio di persone affogate, o che stavano per affogare, ne il grido degli uomini e delle done ch'abitano nelle case vicino alla costa era meno spaventoso del fremito del mare"... F.Petrarca, Napoli, 1343


Dundee 1983 - Mediterranean Hurricane Callisto (T3.5 - T4.0)

..." memorabile nel 1784 fu l'uragano insorto nella notte degli 11 e che cominciando nelle acque di Sicila ove rovescio' navi e bastimenti, traverso' il regno di Napoli, e gettandosi quindi nell'Adriatico penetro' fino in Venezia dove porto' una tale escrescenza di acqua che supera ogni memoria di uomini viventi; "...

CONCLUSIONI

Intensi uragani (categoria 2-5) non potranno mai formarsi sul Mediterraneo, necessitando tali sistemi di una vasta porzione di mare senza ostacoli e temperature marine costantemente al di sopra dei +26C per svilupparsi ed intensificarsi fino alle piu' alte categorie; Tuttavia, in particolari condizioni, una tempesta tropicale o piu' raramente un uragano di categoria 1, puo' svilupparsi sul Mediterraneo come sull'Atlantico Nord orientale anche su superfici marine inferiori a +25C e e in aree di mare piu' ristrette grazie al processo della Tropical Transition. Di questo si hanno ogni anno esempi tangibili su entrambi i bacini. Nomencalture non ufficiali come TLC o Medicane non dovrebbero essere usate avendo portato negli a classificazioni errate e allo sminuire del fenomeno con conseguente sottostimata della percezione del potenziale di pericolo di questi sistemi. Questi rari cicloni tropicali mediterranei non sono polar low (paragone comune nei primi studi degli anni '80 e '90). Le Polar Low sono piccoli cicloni delle alte latitudini che si sviluppano su mari freddi, caratterizzate da vortici discretamente definiti ma con convezione temporalesca non paragonabile a quella dei sistemi mediterranei e tropicali. Un altro errore e' paragonarli ad uragani potenti, enormi e nati in ottime condizioni tropicali. I cicloni tropicali Mediterranei si devono paragonare ad insoliti cicloni tropicali Atlantici come Karl nov1980, Michael ot2000, Karen ot2001, Noel nov.2001, Vince ot.2005, Epsilon dic.2005, Grace ot.2009, Chris giug.2012, Alex gen.2016, Arlene apr.2017, Pablo ot.2019 tutti sviluppati col medesimo processo evolutivo della tropical transition, in medesime condizioni metereologiche, temperature marine simili (18-24*C), stesse latitudini (35-45), ridotti in dimensioni (80-250 Km di diametro) e quasi mai superiori alla categoria 1 di uragano. Sebbene l'intensità dei venti in questi cicloni non superi generalmente i 63kt restano sistemi tropicali, con tutte le potenzialita' per provocare intensi venti, danni, gravi alluvioni e conseguenti vittime. Quasi tutti i cicloni di tipo tropicale sul Mediterraneo si sono sviluppati su superfici marine comprese fra +17 e +26C con la transizione tropicale di ciclogenesi extratropicali (Tropical Transition), un processo di trasformazione che permette al ciclone di raggiungere potenze piu' elevate e in minor tempo, mentre la restante parte e' costituita da ciclogenesi che nascono in condizioni piu' simili a quelle tropicali, presenti solitamente sul finire dell'estate, con acque comprese fra i +26 e +28C, ma che non raggiungono solitamente intensita' di depressione o tempesta tropicale. Questo tipo di tempeste tropicali resta comunque un fenomeno piuttosto raro sul Mediterraneo , dell'ordine di 3/4 sistemi per anno che nell' 80% dei casi non superano intensita' di depressione o tempesta tropicale (30-45kt). Tempeste tropicali intense (>50kt) occorrono 1 ogni 2 anni circa. Gli uragani mediterranei (Medicanes >60kt) rimangono fenomeni ancor piu' rari negli anni, uno ogni 4 anni circa. L'Area Mediterranea e l'Atlantico nord orientale (Canarie, Spagna, POrtogallo) dovrebbero entrar a far parte dell' area di studio e inseguimento dell' Atlantico subtropicale, perche' di questo geograficamente fanno parte.
Daniele Bianchino
Roma-IT


Msg1 Eumetsat 2005 - Mediterranean Hurricane Zeo (T3.5 - T4.0)

Mediterranean Hurricanes Ciclogenesi Tropicali sul Mar Nero Periodi di sviluppo e zone interessate Analisi di una ciclogenesi di tipo tropicale

Elenco per anno (in costruzione) dei cicloni tropicali sul bacino del Mediterraneo (Ricordo che molti altri sistemi sono da aggiungere):
Per eventuali donazioni per la mia ricerca personale paypal coral20@virgilio.it

1969 1976 1979 1982 1983 1985 1986 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021

POSSIBILITA' DI CICLOGENESI TROPICALI 0-24-48 hr:

weblink weblink weblink


Studi e ricerche sui Cicloni Tropicali nel Mediterraneo:
0.A Mediterranean Tropical Storm?, J.A.Ernest, M.Matson - 1982
1.Genesis and maintenance of Mediterranean Hurricanes, K.Emanuel - 1995
2.Mediterranean Sea Hurricane of 1995
3.A Quasi - Tropical Cyclone Over The Western Mediterranean, V.Homar, R.Romero et Al. - 1996
4.Tropical Cyclone in the Extratropics (Mediterranean): Observational Evidence and Synoptic Analysis, R.Atlas, O.REale - 1996
5.The development of a Hurricane in the central Mediterranean Sea - 1996
6.Analysis of the environments of seven Mediterranean tropical-like storms, L.Fita, R.Romero, A.luque, K.Emanuel, C.Ramis - 2005
7.Numerical Simulation of a Quasi-Tropical Cyclone over the Black Sea - 2005
8.Tropical-like Mediterranean Storms: an analysis from satellite - 2006
9.Numerical Analysis of a Mediterranean Hurricane over Southeastern Italy, A.Moscatello, M.Miglietta, R.Rotunno- 2006
10.Hurricane danger in Mediterranean - 2007
11.Medicanes, Mediterranean tropical-like storms, L.Fita, R.Romero, A.Luque - 2007
12.Observational analysis of a Mediterranean Hurricane over south-eastern Italy - 2008
13.Numerical forecast and analysis of a tropical-like cyclone in the Ionian Sea, S.Davolio, M.Miglietta, A.Moscatello, F.pacifico, A.Buzzi, R.Rotunno- 2008
14.Warm waters may trigger Mediterranean hurricane - 2008
15.Tropical cyclones may develop over Mediterranean Sea - 2008
16.Analysis of the risk of tropical cyclone development over the Mediterranean Sea - 2009
17.MEDICANES: CASE STUDY OF A TROPICAL STORM IN THE MEDITERRANEAN - 2010
18.Eumetsat-ESSL, Satellite Based Climatology of Subtropical and Tropical cyclones in Europe - 2011
19.J.K. (EUMETSAT) and S.B.(CIMSS) Development of a tropical storm in the Mediterranean Sea (6-9 November 2011)
20.Development of a tropical storm in the Mediterranean Sea (6-9 November 2011), J.Kerkmann, S.Bachmeier - 2011
20.Tropical transition of a Mediterranean storm by jet crossing, J.P.Chaboureau, F.Pantillon - 2102
21.A long-term climatology of medicanes, Leone Cavicchia - 2013 22.Detection and thermal description of medicanes from numerical simulation, M.A.Picornell, J.Campis, A.Jansa' - 2013
23.Analysis of tropical-like cyclones over the Mediterranean Sea through a combined modeling and satellite approach, M.Migletta, S.Laviola et Al. -2013
24.Thermal structure and dynamical modeling of a Mediterranean Tropical-like cyclone, G.Cioni - 2104
25.Simulation of medicanes over the Mediterranean Sea in a regional climate model ensemble, M.A.Gartner, M.Miglietta et Al. - 2016
26. La Tempesta Tropicale NUMA, Nov 2017
27.Tropical Cyclone Reports (Mediterranean Sea), BY Herincs David
62. Quantifying Surface Energy Fluxes in the Vicinity of Inland-Tracking Tropical Cyclones ( the''brown ocean'' effect), T.Andersen, D.Radcliffe, J. Marshall Shepherd, 2013
63. Medicane Zorbas: Origin and impact of an uncertain potential vorticity streamer, R. Portmann, M. Sprenger, H. Wernli, 2019


SATELLITI UTILI:


Satellite sat24 vis / Ir Mediterraneo ed Europa
Satelliti Europa/globale visibile/infrarosso vis. kachelmannwetter
Satelliti Europa visibile-infrarosso EUMETSAT
RealEart-Tm, Satellite globale infrarosso, visibile, top, vapore, nubi (cliccare su "All" --> "global imagery")
Satellite Globale ad alta risoluzione. Italia visibile solo capovolta impostando come satellite JPSS.
Satellite vis. Loop Mediterraneo ed Europa weatheronline
Satellite Visibile-Loop ITaliA. meteociel.fr
Satelliti, loop, radar, fulminazioni - meteo Etna
Satellite Mediterraneo - kachelmannwetter
Meteosat online - immagini SAtellitari
Meteosat online - anim. spostamento e direzione dei sistemi temporaleschi Europa
Meteosat online - anim. spostamento e direzione dei sistemi temporaleschi Europa (precipitazioni)
Sat MeteoAM Aereonautica militare
Analisi da sateLLite MeteoAM Aereonautica militare
Sat animato Europa Ir yr.no
Satellite TIROS ITALIA infrarosso, visibile, color - MeteoAM Aereonautica militare.
Satellite NEXSAT Mediterraneo-ITALIAa visibile, color.
Satellite infrarosso e Top, NOAA ATP.
Satellite visibile, infrarosso, animazione, radar, fulmini (Omirl-Liguria).


ARCHIVI SATELLITARI SUPERIORI A 10 ANNI:
Archivio satellitare delle Temperature marine globali SST-MW, Remote Sensing System.
Archivio Satellitare dei venti globali Quikscat/Ascat/winDSat Remote Sensing System.
Archivio satellitare globale eclipse. ncdc. noaa, dal 1971 al presente.
Archivio satellitare globale vis. kachelmannwetter, dal 1981 al presente.
Sat Dundee Archivi dal 1978
Archivi satellitari Satellitenblinder dal 2007
Archivi satellitari Alta Risoluzione EOSDIS-Modis dal 2009
Archivio dati metereologici per localita' (tutta Europa) tutiempo.

PREVISIONI ED ANALISI MODELLISTICHE:
Estofex European Storm Forecast
Estofex European Severe Weather
Meteo|Allerta Italy - venti, temperature, piogge.
Nuove previsioni Europa, Climate Reanalyzer
Nuove previsioni Emisfero Nord e polo, Climate Reanalyzer
Modello alta risoluzione previsione precipitazioni,temperature,pressione,venti - LaMMa WRF.
Modello alta risoluzione previsione precipitazioni,temperature,pressione,venti - BOLAM-MOLOCH CNR-ISAC, Bologna.
Modello alta risoluzione previsione mari, altezza onde, venti - LaMMa WRF.
Convective Weather Maps - previsioni dettagliate Mediterraneo - Europa
Analisi modelli Europa - Mediterraneo
Fase dei cicloni globali (warm or cold core) - Cyclone phase evolution: Analyses & Forecasts.
Analisi mari e oceani, temperatura - onde- venti
Analisi di mari ed oceani globali
Temperatura del Mediterraneo Centrale (Italia)
Temperatura del Mediterraneo Orientale (Spagna)
Temperatura mari d'Europa ed Atlantico
Anomalia temperature marine, Noaa
Andamento nell'anno delle Anomalie marine, Noaa
Skiron Dust Atene - analisi e previsione di tempeste e concentrazioni di sabbia su Africa e Mediterraneo.
TRaffico Navale Mondiale - posizione navi, Dati Meteo;
Quickscat wind Ascat- venti globali
Probabilita' di Formazione di Cicloni Tropicali - TC Formation Probability 0-48 h NOAA
Probabilita' di Formazione di Cicloni Tropicali - Mediterraneo 0-48 h NOAA
Analisi delle aree di sviluppo dei cicloni tropicali, america, asia, europa, mediterraneo - CIMSS Tropical Cyclone
TSR - Tropical storm Risk
NRL Tropical Cyclone Page - Analisi dei sitemi tropicali attivi nel Mondo
I TORNADO IN ITALIA, (di Daniele Bianchino).
Sever Weather Guide Mediterranean Ports 1988 (Naval Environment Prediction Research Facility, Monterey, CA U.S. NAVY)
Metereological calculator (km/h- m/s- kt- mph)

Siti personali:

I Tornado in Italia (elenco e distribuzione dei tornado in Italia) - D.Bianchino
IL tornado sull'Agro Romano del 6 Novembre 2016 - D.Bianchino
IL tornado sull'Agro di Terracina del 5 Novembre 2017 - D.Bianchino
IL ciclone tropicale Mediterraneo Numa - D.Bianchino
La Tempesta del Petrarca - Tsunami o evento Meteorologico? - D.Bianchino
Visioni EXtrasolari (mondi alieni, astronomia e astrobiologia) - D.Bianchino
Ricerche fisico-astronomiche sul super Bolide caduto sull'Agro Romano il 31 Agosto 1872 - D.Bianchino
Vulcani Albani di Roma (storia geologica e situazione dell'apparato vulcanico dei Colli Albani) - D.Bianchino
Antidotum Tarantulae: Ragni e Scorpioni (cenni sul latrodectismo e tarantismo in Italia) - D.Bianchino
ArtGEO:(scultura, riproduzioni geologiche e mini mondi) - IN COSTRUZIONE... -D.Bianchino


CONTATTI:
Daniele Bianchino - bianchino.daniele@hotmail.it